In questo appuntamento con “I rioni di Roma“, scopriamo le bellezze e il fascino dalle tante sfaccettature del rione XXII, Prati. La costituzione ufficiale del rione risale al 1921. Pensato per accogliere tutte le strutture amministrative del Regno d’Italia, e per ospitare le residenze dei funzionari dello stato. La sua posizione periferica, e la presenza del Tevere, che lo divideva dal centro-città ne penalizzò lo sviluppo edilizio, fino al piano regolatore del 1883. La Giunta Comunale dell’epoca, in forte opposizione col potere papale, decretò che ogni nuova via avesse il nome di soli personaggi storici della Roma Repubblicana, Imperiale e del Risorgimento. Ma non solo.
Fu stabilito anche che ogni nuova via venisse tracciata in modo tale da non comprendere la visuale del Vaticano. La strada principale del primo nucleo abitativo, sorto su terreni privati del rione. fu Via Reale, oggi Via Vittoria Colonna. Questa strada doveva rappresentare il punto di accesso principale al quartiere, collegando il nuovo rione con l’antico Rione di Campo Marzio. Questo fu possibile solo dopo la costruzione del “ponte di ferro di Ripetta“. Inaugurato nel 1879, era un collegamento provvisorio in attesa della realizzazione del ponte Cavour, del 1883.

Lo stile Liberty del rione Prati
Il rione Prati conobbe poi una nuova vita tra la fine dell‘800 e i primi del ‘900. La vista straordinaria del Tevere, i grandi spazi verdi (da qui il nome del rione), la presenza di teatri e di lussuosi caffè ne fecero ben presto uno dei luoghi frequentati da grandi personaggi come Fellini, Mastroianni e Sordi. Tra le tante contrapposizioni stilistiche che offre il rione Prati, si possono ammirare alcuni tra i villini stile Liberty più belli del nostro paese. Anche se pensati con un tocco stilistico meno impattante rispetto a quello di molte città europee, costituiscono un aspetto unico di questo rione.
Uno tra i pochi edifici nati sotto il regime fascista è la Casa Madre dei Mutilati e Invalidi di Guerra. Costruita tra il 1925 e il 1936 su progetto dell’architetto Marcello Piacentini, oggi ospita alcuni uffici del Ministero della Giustizia. Al suo fianco e affacciato sul lungotevere sorge il “Palazzaccio“, cosi chiamato fin subito dai romani perché sede dei tribunali. L’imponente struttura, su progetto dell’architetto Guglielmo Calderini, nell’arco della sua realizzazione vide diverse rettifiche progettuali. Iniziata nel 1889 la struttura fu inaugurata solo nel 1922 da Vittorio Emanuele III.

Tra sacro e profano
Nonostante l’impegno delle varie giunte comunali di tenere quella parte della città incontaminata dalla religione, nel rione Prati sorgono ben 7 chiese più il tempio Valdese. Gli inizi della realizzazione del tempio risalgono al 1911. Il tempio inaugurato nel 1913 è un centro religioso polifunzionale, che ospita tra l’altro gli appartamenti per i religiosi e le loro famiglie. Nonostante lo stile sia neoromanico presenta alcuni elementi decorativi in stile Liberty. Invece una tra le chiese più rappresentative del rione è senza dubbio la Chiesa di San Gioacchino. Dono dei fedeli a Papa Leone XIII (al secolo Gioacchino Pecci), fu inaugurata nel 1898. Opera dell’ingegner Raffaele Ingami, la chiesa termina con una grande cupola traforata da grandi stelle che permettono il passaggio della luce all’interno del tempio.
Oggetto di scandalo e grandi polemiche fu nel 1921 la Fontana delle Cariatidi. Progettata dallo scultore Attilio Selva. La fontana si presenta quattro grandi figure femminili nude sedute, le Cariatidi. Nel rione Prati però non poteva di certo mancare il simbolo della vita del popolo romano, il mercato rionale. Uno dei mercati “coperti” storici della città, prende il nome di “Piazza dell’Unità“, piazza sul quale sorge. La curiosità di questo edificio è che, fino alla seconda guerra mondiale, sulla terrazza di copertura era allestita una pista di pattinaggio, prima del genere in Europa. Insomma un altro rione dal fascino irresistibile.
di Loretta Meloni