Rione Sant’Angelo: le bellezze della Roma imperiale e il ghetto

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L’appuntamento con la rubrica i “Rioni di Roma” oggi fa tappa al XI, il rione Sant’Angelo. Nonostante in origine fosse fuori le mura Serviane costituiva un luogo strategico. La zona con Augusto Imperatore ebbe assetto definitivo. Si arricchì col tempo di edifici da spettacolo come i teatri di Marcello e di Balbo. Così facendo nel medioevo consolidò il suo carattere monumentale. Acquisì inoltre importanza strategica per la presenza dei ponti dell’Isola Tiberina, uno dei tre valichi del Tevere rimasti all’interno delle mura.

Sorsero allora dimore fortificate, mentre l’asse viario rimase sempre quello, arricchito però dal Portico d’Ottavia, e di Filippo. Il primo costruito per volere di Augusto e dedicato ad Ottavia, nobildonna romana, sorella di Ottaviano Augusto e moglie di Marco Antonio e da quello di Filippo, suocero di Augusto, console romano del 38 a.C . Col tempo il portico di Ottavia, cadde in disuso, diventando sede del mercato del pesce che aveva prima sede presso il Foro Piscario, situato nei pressi del Foro Romano. Il nome del rione deriva dalla chiesa di Sant’Angelo in Pescheria sorta nel 770 sulle rovine del Portico d’Ottavia.

Immagine Rione Sant'Angelo, Portico d'Ottavia al rione Sant'Angelo photo credit:RepubblicaRoma.it
Immagine Rione Sant’Angelo, Portico d’Ottavia photo credit:RepubblicaRoma.it

Nel rione Sant’Angelo sorse il ghetto


Nel medioevo l’area era denominata Vinea Thedemari, mentre la parte più settentrionale era chiamata Calcarario, per la presenza di forni che producevano la calce. Oltre ai produttori di calce, dislocati lungo l’attuale Via delle Botteghe Oscure, ed i venditori di pesce presso il Portico d’Ottavia, vi erano anche i funari, che torcevano le corde presso la Chiesa di Santa Caterina dei Funari, i fabbri ed i calderari. le botteghe di quest’ultimi si trovavano presso le arcate del Teatro di Marcello, mentre i cardatori e i cimatori, avevano bottega presso la Chiesa di San Valentino.

Un evento avvenuto nel XVI secolo però segnò questo rione modificandone per sempre la geografia della zona e della città, la costituzione del ghetto. Gli ebrei, presenti a Roma fino al XV secolo risiedevano per la maggior parte a Trastevere, ma dopo lo scemare del commercio fluviale si trasferirono sull’altra sponda del Tevere, perlopiù nel rione Sant’Angelo. Fu così che, il 14 luglio 1555 Papa Paolo IV, con la Bolla “Cum nimis absurdum” istituì, proprio in una parte del rione Sant’Angelo, il ghetto. Un’area murata entro la quale dovevano risiedere tutti gli ebrei di Roma.

Immagine del ghetto e portico d'Ottavia al rione Sant'Angelo photo credit:Craltmagazine.it
Immagine del ghetto e portico d’Ottavia al rione Sant’Angelo photo credit:Craltmagazine.it

Il ghetto e la deportazione degli ebrei


Il ghetto aperto nel 1798 durante la Repubblica Romana Napoleonica, tornò nuovamente ad essere luogo di confinamento degli ebrei in seguito alla caduta di Napoleone. Nel 1847 Papa Pio IX abbatté il muro del ghetto e definitivamente abolito nel 1870 dopo che Roma divenne parte del Regno d’Italia. A seguito di questo evento, nel 1885 l’area del ghetto fu in gran parte demolita e ricostruita, intorno alla nuova Sinagoga di Roma.

Il 16 Ottobre 1943 i nazisti nel ghetto deportarono ben 2091 ebrei romani. Molti di loro morirono in Germania, molti altri vennero uccisi il 24 marzo 1944 alle Fosse Ardeatine. Oggi il rione Sant’Angelo è una zona caratteristica, anche per la presenza del ghetto, in cui risiedono ancora moltissimi ebrei. Sempre nel rione, sono anche presenti la sede dell’Enciclopedia Italiana, la Discoteca Nazionale e quella del “Centro di Studi Americani“. Il rione Sant’Angelo conserva ancora il fascino storico delle fasi vissute nel tempo dalla città.

di Loretta Meloni

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