Scene da stigmatizzare. Comportamenti sbagliati. Fake news. Indagini. Il tutto, con il Coronavirus ancora fortemente sullo sfondo. Il sabato pomeriggio di Roma ha consegnato agli occhi dei romani le scene poco edificanti, ripresa tramiate cellulare, della rissa al Pincio. Momento concitati che hanno coinvolto tanti giovani, molti senza mascherina, nella bellissima terrazza panoramica che si affaccia su Piazza del Popolo. Attimi di follia immortalati da video terminati, puntualmente, su tutti i social network più utilizzati. Intanto, la Prefettura di Roma continua ad indagare.
L’appuntamento social
In un primo momento, sembrava che la folla di giovani che ha “animato” la rissa al Pincio si fosse data appuntamento su social e chat in una sorta di flashmob della vergogna. Sembra, infatti, che la ressa sia scoppiata per puro caso: due ragazzi, con profondi dissidi alle spalle, si sarebbero incontrati sul luogo della violenza facendo riaffiorare i dissapori. Dopo i pesanti insulti, le rispettive comitive sarebbero venute a contatto, nel tentativo di difendere i due contendenti, generando la maxi rissa. Indagano le Forze dell’Ordine per far luce sulle cause della violenza.
La bufala dei ragazzi morti
Quando le notizie appaiono confuse e frastagliate, l’ombra della fake news esce alla scoperto. Sui social, infatti, qualcuno ha raccontato che, nella rissa al Pincio, sarebbero morti due ragazzi. Uno gettato dalla terrazza ed un altro accoltellato durante la ressa. Fatti che non corrispondono alla realtà: Polizia e Carabinieri, infatti, hanno categoricamente smentito feriti e morti nella ressa romana. Una buona notizia in un sabato pomeriggio da dover cancellare.

Le parole dalla Prefettura di Roma
Roma Today ha riportato qualche dichiarazione direttamente dalla Prefettura di Roma che si è esposta sulla rissa al Pincio: “Il fenomeno sarà attentamente monitorato. Pur trattandosi per lo più di ragazzi minorenni, che si sono dati appuntamento via social, l’evento è comunque molto grave. Ci sono stati anche dei ragazzi identificati e portati in caserma. Amareggia che alcuni giovanissimi non comprendano come sia necessario continuare ad assumere comportamenti responsabili. Ciò significherà che verranno sviluppate, partendo dalle persone identificate, puntuali indagini, anche sui social, per contrastare e punire gli autori di questi deplorevoli comportamenti. L’auspicio è che questi ragazzi capiscano la necessità di continuare a mantenere alta l’attenzione ed evitare pericolosi atteggiamenti magari dettati dalla noia“.
ANDREA MARI
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