Dal quinto rapporto delle “Mafie nel Lazio” emerge una scioccante verità: lo spaccio, questa nuova Idra di Lerna, si è evoluto, tanto che ora le piazze vengono persino date in gestione a organizzazioni criminali e cani sciolti, così che ognuno abbia la propria area di competenza dove poter amministrare i traffici illeciti senza disturbi o interferenze. E’ un commercio che si articola tra chat criptate e linguaggi in codice, così spiega il report redatto dall’Osservatorio Tecnico-Scientifico per la Sicurezza e la Legalità della Regione Lazio, presieduto da Gianpiero Cioffredi. Il rapporto delle “Mafie nel Lazio” è stato presentato ieri da Cioffredi e Zingaretti, governatore della Regione, presso la villa confiscata ai Casamonica in via di Roccabernarda.
Piazze di spaccio in affitto
A ognuno il suo: così, a Tor Bella Monaca, gli spacciatori devono pagare un vero e proprio affitto per poter vendere la propria merce nelle piazze, gestite da autoproclamati proprietari di queste aree pubbliche, personaggi che nessuno osa mettere in discussione. Nel rapporto delle “Mafie nel Lazio” si legge: “G.C. riceve dal nuovo gestore un affitto mensile e impone l’assunzione di un suo uomo: attualmente prende la somma di duemila euro al mese per la gestione della piazza solo per il motivo di esserne il proprietario indiscusso“. Tagliata una testa, però, al suo posto ne nascono altre due: ogni qualvolta le forze dell’ordine riescono a colpire una piazza di spaccio e ad arrestarne il leader, compare un nuovo gestore, che avrà il compito di versare un affitto al suo predecessore oppure di dividere con questi i proventi dello spaccio e del traffico di stupefacenti.

La mappa della NarcoRoma: le piazze in gestione
“La mappa della NarcoRoma è il frutto delle analisi dei dati investigativi di tutti i comandi e reparti, anche territoriali della Capitale delle forze dell’ordine. Secondo i dati elaborati, con il coordinamento del Procuratore, le droghe sequestrate nella capitale ammontano a 5 tonnellate per ogni anno” racconta chi ha realizzato il rapporto sulle “Mafie nel Lazio”. I clan che si occupano del traffico di stupefacenti ricorrono al metodo mafioso per acquisire la gestione di porzioni sempre più grandi di territorio, che diventano vere e proprie piazze di spaccio; l’ordine è mantenuto dalla disciplina impartita dagli stessi clan, la cui fama criminale opera come un monito costante e sinistro. Le principali piazze chiamate spaccio “chiuse” sono le aree di Montespaccato, la Romanina, parte del Quadraro, Tor Bella Monaca, Acilia, Primavalle, Nuova Ostia, Quartaccio, Tufello, Ponte di Nona e San Basilio, a cui si sommano anche zone più periferiche come Quarticciolo-Centocelle, Bastogi, Corviale e Trullo.
NarcoRoma: le piazze “aperte”
Un modello diverso è invece quello delle piazze così dette “aperte”, per via del minore controllo: risultano infatti prive di sentinelle, ostacoli fissi o altri sistemi di sorveglianza più o meno sofisticati. Rientrano in questa categoria la zona della Laurentina e del Pigneto e di San Lorenzo. “Chi le gestisce, in queste zone ha la capacità di crearle e proteggerle. Queste aree diventano piccoli fortini dove si manifesta il metodo mafioso, mutuato da altre realtà o generato pescando nel tessuto criminale autoctono – si legge nel rapporto – Appartiene a questi gruppi la capacità di tessere alleanze, con matrimoni oppure convivenze, con altre famiglie criminali“.
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