Questa sera andrà in scena a Tirana Roma-Feyenoord, la finale di Conference League. Una finale importantissima che arriva nel primo anno di un progetto più volte definito triennale da Josè Mourinho. Non sarà di certo la Champions League, che il tecnico conosce bene avendola conquistata per due volte, ma è una finale carica di emozioni e speranze, di senso di appartenenza, come scrive Alessandro Vocalelli su “La Gazzetta dello Sport“.
Roma, una finale storica anche per Mourinho
La finale di Conference League vedrà la convergenza di diversi generazioni di tifosi giallorossi. Da quella che i trofei li ha visti alzare, sotto le presidenze di Viola e della famiglia Sensi, e la generazione più giovane, che non ne visto mai alzare uno. L’ultimo trofeo risale alla Coppa Italia della stagione 2007/2008, vinta sotto la guida tecnica di Luciano Spalletti, alla sua prima esperienza romana. Generazioni di tifosi che sono pronti a trovarsi a Tirana, mossi dall’amore infinito che hanno per la Roma: saranno molti di più di quanto lo stadio “Arena Kombëtare” ne possa contenere. Una passione che Josè Mourinho ha sempre alimentato durante tutta la stagione vissuta da unico condottiero della squadra. Il tecnico ha alternato il bastone e la carota, in una stagione, la prima di un progetto più lungo, dove il sostegno dei tifosi giallorossi non è mai mancato.
Feyenoord, una squadra votata all’attacco
Gli avversari del Feyenoord sono guidati dall’allenatore Arne Slot: una squadra che gioca alta, pressa tantissimo e fa del suo attacco la sua miglior dote. Hanno chiuso la stagione al terzo posto in campionato con il terzo miglior attacco della divisione. Nella fase finale della Conference League gli olandesi hanno eliminato in ordine: Partizan, Slavia Praga e Marsiglia. Vincere la finale per i Friedkin sarebbe il miglior modo di cominciare il progetto Mourinho, regalerebbe stimoli ancora più forti nel percorso di crescita che vuole affrontare la Roma nelle prossime stagioni.
Matteo Mambella
Instagram @josemourinho