A Roma i cestini delle biciclette in affitto diventano pieni di immondizia. Una residente: «Non vengono mai a pulire». In atto una gara tra venditori a chi propone il prezzo più basso per aste da selfie e caricature.
A Roma, i cestini delle bici condivise diventano pattumiere
I rifiuti piuttosto che stare nei cassonetti, che strabordano, vengono depositati nei cestini delle bici condivise. Si trasformano in vere pattumiere di indifferenziata. Per il ponte del 25 Aprile, la Capitale è piena di turisti e il centro della città appare sporco e senza regole. Ci sono gli ambulanti che si aggirano indisturbati da piazza di Spagna al Pantheon, passando per via del Corso. «Non venivo qui da prima della pandemia, ma sinceramente me la ricordavo più pulita», è il commento di un signore milanese seduto su una panchina di piazza del Popolo accanto al figlio minorenne.
Nei cestini delle bici del bike sharing, presenti a largo Goldoni, c’è di tutto. Un rotolo di carta igienica, una vaschetta di alluminio sporca di sugo, un piatto di plastica, un contenitore di sushi e una lattina di Coca Cola. Il motivo di ciò è chiaro, le pattumiere sono piene e i turisti non sanno dove buttare i rifiuti: «Ho una bottiglia d’acqua vuota in mano da un quarto d’ora, non so come fare», afferma un ragazzo. «Che domanda, come tutti. Gettala qui», risponde la sua fidanzata, indicando proprio uno di quei contenitori delle bici condivise.
Tra viste mozzafiato e degrado
Chi è fortunato usa i cassonetti, gli altri invece si arrangiano. Davanti a Palazzo Chigi qualcuno si è addirittura disfatto di un paio di Nike bianche. In vicolo delle Bollette, cinquanta metri da Fontana di Trevi, ci sono cassette di frutta accatastate e colme di spazzatura. In cima alla Scalinata di Trinità dei Monti si concretizza il paradosso: da un lato ci sono i turisti che immortalano una vista mozzafiato, dall’altro gli i romani denunciano il degrado dei tre cestini stracolmi di rifiuti che finiscono per terra. «Non vengono mai a pulire, glielo assicuro», è il commento di una residente, una signora sulla settantina che abita in via Sistina. «Siamo esasperati, è davvero un peccato che uno dei posti più belli al mondo sia ridotto in questo stato».
Roma è contraddistinta dalla sporcizia
Le vie del centro storico sono sporche, ma ciò che preoccupa cittadini e negozianti è l’assenza di regole e controlli. Da piazza del Popolo a piazza Venezia ci sono tanti ambulanti che si spostano all’arrivo dei vigili urbani. Un mese fa il Corriere della Sera aveva raccontato il suk di via delle Muratte. La strada pedonale che porta alla Fontana di Trevi appare quasi deserta, resiste solo il mago della lampada. I venditori di litografie e serigrafie si sono spostati in via di Pietra, mentre ritrattisti e caricaturisti affollano piazza di Pietra. «Dieci euro, ma solo per lei cinque», è la regola di ingaggio e sembra anche funzionare visto che decine di turisti aspettano il proprio turno.
Al Pantheon tra i mercanti di aste da selfie è una gara a chi propone il prezzo più basso. «Sette euro, anzi sei». «Io la vendo a cinque, la mia asta è anche più resistente». Due ambulanti e in mezzo una coppia di turisti tedeschi che ad andar via. I vigili ci sono, restano a distanza e non intervengono. In via del Corso, angolo con via Frattina, un ragazzo bengalese vende borse contraffatte: una Chanel falsa costa trenta euro. Piazza di Spagna invece è il mercato dei foulard. «Bisogna che si intervenga, il centro ormai è in mano ad ambulanti senza scrupolo che infastidiscono i turisti», dice il cameriere di un bar di via del Babuino. «Non credo che a Londra o a Parigi succedano le stesse cose, perché a Roma dobbiamo accettare anche questo?».
Ylenia Iris
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