Con lo scoppio dell’epidemia di Coronavirus, moltissimi ristoranti hanno vissuto e vivono tuttora un grave periodo di crisi. Il Governo, per venire incontro alle necessità dei ristoratori, ha permesso di sfruttare maggiormente lo spazio esterno ai locali. Quindi in tutta Roma si sono moltiplicate le pedane esterne dei ristoranti, basate sul suolo pubblico. Fin qui tutto ok, se non fosse che i locali continuano a chiudere e le pedane restano lì, abusivamente. E la situazione inizia a diventare un problema.
Roma, i ristoranti chiudono ma le pedane restano abusivamente
Jacopo Scatà, Assessore al commercio, in relazione al problema delle pedane abusive post chiusura di un ristorante si è espresso a più riprese. “Stiamo facendo il censimento ma il problema esiste e dobbiamo affrontarlo prima che il numero di pedane abbandonate cresca ulteriormente.” Secondo lui la situazione è problematica soprattutto nelle zone centrali: “Abbiamo ad esempio il caso di un ristorante sito in Passeggiata Ripetta, un altro a piazza Emporio, un altro ancora in via Marmorata. Si tratta di pedane anche importanti che giacciono inutilizzate e che vanno rimosse, ma solo dopo attenta valutazione.”.
Un numero preciso di ristoranti definitivamente chiusi a causa della pandemia manca, ma per Fiepet Confesercenti i locali chiusi a Roma sono più di 150. Ma come spiegato da Scatà, il problema della chiusura dei locali e della rimozione delle pedane non è di facile risoluzione.
La procedura di rimozione delle pedane
Una volta arrivata la segnalazione agli organi competenti di chiusura di un locale e di una pedana rimasta inutilizzata, la procedura è piuttosto lunga. I vigili devono verificare personalmente la veridicità della segnalazione e successivamente partire con le procedure per informarsi sulla chiusura del locale. Infatti i ristoratori spesso non offrono chiare comunicazioni sulle modalità di chiusura, se temporanea o definitiva. E questo non può far altro che allungare inevitabilmente le tempistiche.
“Da quando però riceviamo la segnalazione a quando possiamo procedere trascorre non poco tempo – sottolinea Scatà – e se questo pensiamo che vale per decine e decine di pedane abbandonate ci rendiamo conto della problematica. Tuttavia è nostra intenzione affrontarla rapidamente perché spesso quei posti sono destinati a parcheggi o marciapiedi che è giusto liberare in modo che possano tornare ad essere fruibili.”
Il problema è sicuramente da risolvere, in quanto l’occupazione abusiva del suolo pubblico non è una questione da poco. A livello logistico, oltre alle difficoltà oggettive relative allo spostamento fisico delle pedane, gli spazi occupati possono portare a serie difficoltà in alcune zone di transito. Tra l’altro, come sottolinea anche Il Tempo, lo stato di emergenza sanitaria, a meno di ulteriori proroghe, in Italia terminerà il 31 marzo. Da quel momento in poi le pedane in quegli spazi torneranno a pagamento. C’è quindi da trovare una soluzione nel giro di poco, perché il rischio che i luoghi continueranno ad essere abusivamente occupati e abbandonati è molto elevato.
Credit Photo: Il Tempo, Pasquale Carbone / Conterbo Press