La Roma non sbaglia la partita più importante della sua stagione. Sostenuta da un Olimpico tutto esaurito, la squadra giallorossa piega un Leicester reso praticamente innocuo e approda ad una finale europea 31 anni dopo l’ultima volta. Basta un’incornata, quella del bomber Tammy Abraham, per far tornare la gente a vivere un’emozione che dalle parti di Roma non si prova da tanto tempo. Dodici anni che non si vince, troppi, per una società e una tifoseria da top club mondiale. Ora la testa è rivolta a Tirana, teatro dell’attesa finale del 25 maggio, nella quale i giallorossi affronteranno il Feyenoord.
Roma-Leicester, la cronaca
La serata di ieri sarà ricordata per molto tempo dallo stesso José Mourinho, che potrà così giocarsi per l’ottava volta una finale europea e poter diventare il terzo allenatore a vincere i 3 più importanti trofei europei esistenti. Comunque sia, il match di ieri, a bocce ferme non era affatto facile, ma sin da subito i giallorossi hanno messo in chiaro le cose. Sin dai primi minuti le sgroppate di Nicola Zalewski hanno fatto male a un Leicester non impermeabile difensivamente. Da una di queste, intorno al decimo minuto, viene generato il calcio d’angolo che manda in visibilio i tifosi: Lorenzo Pellegrini batte il corner e mette il pallone sulla testa di Tammy Abraham. L’inglese giganteggia al centro dell’area su Ricardo Pereira e incorna con una sassata di testa che trafigge Kasper Schmeichel. Dopo 10 minuti la Roma è così già in vantaggio.
Il primo tempo prosegue con la squadra giallorossa che inizia ad adottare un atteggiamento maggiormente difensivo ma allo stesso tempo velenoso, grazie alle ripartenze. La tattica sin da subito sembra reggere, in quanto per tutto il resto del primo tempo la Roma non rischia praticamente nulla. La prima frazione finisce così 1-0 per i giallorossi. Il secondo tempo vede il Leicester attaccare con più costanza, come previsto dallo ‘Special One’, ma mai in grado di rendersi molto pericoloso. Quello che ne consegue sono solo molti calci d’angolo per le Foxes, ma pochissime azioni degne di nota. La Roma difende egregiamente e gli inglesi riescono a trovare il primo tiro nello specchio solo al 34esimo con James Maddison. Ci riprovano poi Kelechi Iheanacho e lo stesso James Maddison, ma in entrambe le occasioni è un nulla di fatto.
Proprio sul finale la Roma rischia di segnare il 2-0, con Sergio Oliveira che prova a beffare il portiere avversario, ma la palla non entra. Poco importa, perché la partita finisce e i giallorossi conquistano la finale di Conference League. Lo stadio diventa una bolgia, tra cori e bandiere giallorosse ovunque. Adesso si andrà a Tirana per un sogno, consapevoli di avere al timone uno che i sogni è in grado di realizzarli. Proprio per questo, è giusto sognare.
Dario Brancaccio
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Photo credit Facebook AS Roma