La festa di San Martino appartiene a un’antica tradizione e anche a Roma si festeggia, come nel resto d’Italia. Assaggiare il vino novello accompagnato dalle caldarroste appartiene al un antico retaggio della cultura popolare; tuttavia, esistono altre leggende appartenenti alla mitologia romana, che attestano alcune espressioni e credenze riguardanti il Santo di Tours.
San Martino a Roma, fra tradizioni e mitologia

Un celebre proverbio «A San Martino ogni mosto diventa vino» ricorda come l’11 novembre si celebri il santo di Tours. La leggenda più diffusa racconta che il Santo avesse donato metà del suo mantello militare a un mendicante incontrato per strada. Un’altra versione, meno nota, narra di come Martino avesse sfoderato la fodera del mantello donando al pover’uomo la parte più calda di quest’ultimo. A Roma, come in tutta Italia, la tradizione celebra la maturazione del vino novello come ricorda anche l’iconica poesia del Carducci, San Martino. Tale occasione diventa, fra l’altro, un’opportunità per festeggiare brindando con il vino nuovo accompagnato da castagne e caldarroste.
Sembra che il noto proverbio si rifaccia proprio al costume romano che, in questo periodo dell’anno, festeggiava il mosto, già fermentato, con lauti banchetti. San Martino è ritenuto anche il protettore di numerose categorie; fra queste, le persone tradite. Una leggenda curiosa e particolare, che affonda le sue radici nella mitologia latina, spiega la diffusione di questa credenza che pare derivi dai continui adulteri del Dio Marte.
L’amore adulterino fra Marte e Venere che ha dato i natali a una famosa credenza e a una celebre espressione
Alcune leggende presenti all’interno dell’arcaica mitologia latino-romana raccontano di un Dio Marte fedifrago e adultero. Martino è, per l’appunto, il suo diminutivo. Il culto di Marte nell’antica Roma era molto sentito: esistevano numerose celebrazioni a lui dedicate, fra le più note l’Armilustrium, celebrazione di ottobre, in cui si ponevano le armi dei soldati, in una sorta di processo di purificazione, poiché contaminate dal sangue dei nemici. Il Tubilustrium era invece una delle festività dell’antica Roma con la quale si inaugurava la stagione dedicata alle campagne militari a marzo, mese consacrato al Dio.
La famosa credenza per la quale si dice che San Martino sia il protettore delle persone tradite, si deve all’amore adulterino fra il Dio Marte e la Dea Venere, divinità italica assimilata alla greca Afrodite, Nume tutelare della natura primaverile, della bellezza, la fecondità e l’amore. Il Dio Vulcano, marito di Venere, sorprende la moglie e il Dio Marte insieme; per testimoniare il tradimento subìto li intrappola in una rete di ferro e li trasporta sull’Olimpo, affinché anche gli altri Dei potessero visionare il comportamento fedifrago.
Tuttavia, il risvolto della storia, è amarissimo; l’adulterio commesso dalla sposa era, infatti, considerato come un segno di debolezza del marito e addirittura si considerava lo sposo colpevole tanto quanto la moglie. Gli dei schernirono quindi Vulcano; il Dio, convinto di riuscire ad avere la sua vendetta o comunque un riscatto morale, ebbe invece una spiacevolissima doppia delusione. Da qui l’origine che San Martino fosse protettore di chi subisce tradimento e la genesi della celeberrima espressione ”cornuto e mazziato”.
La storia della basilica di San Martino ai Monti
La Basilica di San Martino ai Monti, a Roma, è un’ antichissima chiesa a tre navate e 24 colonne dedicata a San Martino di Tours e a Papa Silvestro I, nel 500, da Papa Simmaco. Il luogo di culto, situato nel Rione Monti, è stato fondato da Silvestro I su di un terreno donato da un esponente della famiglia degli Equizi, nel IV secolo; da qui la denominazione “titulus Equitii” in ricordo della donazione fatta, ancora visibile nei sotterranei della basilica. Al principio la chiesa era utilizzata come oratorio dedicato ai martiri ignoti; pare anche che, nel 324, è stato tenuto in loco un incontro preparatorio del Primo Concilio di Nicea.
Nel corso del tempo la chiesa ha subito numerose ricostruzioni: Adriano I nel 772 e Sergio II nell’845. In seguito, ulteriori trasformazioni, si applicano grazie all’intervento di Filippo Gagliardi nel XVII secolo. La struttura della chiesa attuale è similare alla chiesa antica: attualmente, l’ambiente sottostante suddiviso in locali, ha mantenuto la struttura originaria della basilica.
Stella Grillo
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