Svuotata dai concorsi pubblici: tutte le difficoltà della sanità privata

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Riduzione importante delle risorse nelle strutture private, con conseguente sovraccarico del personale rimasto. Seguono difficoltà nell’adeguarsi al Covid-19. Nel bollettino del 23 novembre sono stati indicati 22.930 nuovi casi di contagio, a fronte di 148.945 tamponi. Il virus rallenta la sua corsa, è vero, ma bisogna continuare con le misure adottate. Ce lo ricorda l’assessore alla Sanità Alessio D’Amato, che commenta la situazione Coronavirus in Italia: “Sale leggermente il rapporto tra i positivi ed i tamponi, calano le terapie intensive“.

Resta comunque, attuale e persistente, il problema dei posti letto e il sovraccarico delle strutture. A risentirne fortemente è la sanità privata, svuotata del personale che è passato, tramite concorso e senza obbligo di preavviso, alla sanità pubblica. Una vera e propria emorragia interna.

Molti i problemi che stanno investendo la sanità privata della Regione Lazio, e Roma in particolare, con strutture come l’ospedale “Vannini”, di Tor Pignattara, che combattono la battaglia contro il Coronavirus fin dall’inizio. Nella seconda ondata, racconta Claudia Menchicchi, referente aziendale Nursind Vannini, la struttura si è convertita interamente al Covid. I dispositivi, pochi e centellinati. Molti gli operatori contagiati e che, di conseguenza, hanno inciso sul ridotto numero del personale.

Carenza del personale nella sanità privata

La paura dovuta alla carenza del personale è forte e chiara: “Abbiamo subito una riduzione importante delle risorse umane, in molte strutture private, con conseguente sovraccarico del personale che è rimasto.”. Così spiega Stefano Barone, segretario provinciale di Nursind Roma. Anche Ivan Stivali, referente ospedale “Cristo Re“, racconta: ”C’è stata la fuoriuscita di personale dalle strutture private dovuta alla chiamata del concorso. Il restante si è dovuto sobbarcare tutto il carico di lavoro in attesa che le strutture provvedessero a nuove assunzioni, che sono in questo periodo anche molto difficili.”

Stefano Barone aggiunge: ”Si va bene convertire, ma convertire rispettando tutte quelle che sono la sicurezza degli operatori e l’erogazione di un servizio fatto in un determinato modo , non come è stato fatto in tante realtà dove si è messa a rischio la salute e la sicurezza dei dipendenti e non a caso, tanti colleghi si sono contagiati.”

di Valentina Cuffaro

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