Sciopero 20 maggio: trasporti a rischio per 24 ore

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Oggi, 20 maggio 2022, è stato indetto uno sciopero nazionale che sta avendo ripercussioni soprattutto sui trasporti. A Roma, la rete Atac e le linee bus gestite dalla Roma Tpl saranno oggetto di agitazioni e possibili disagi.

Sciopero Roma: le linee interessate e le motivazioni


Lo sciopero del 20 maggio – a cui hanno aderito Cub Trasporti, Cobas e Ubs Lavoro – avrà durata di 24 ore ed interesserà la rete Atac, RomaTpl e Cotral con possibili stop per tram, bus e per le linee ferroviarie gestite dall’azienda romana quali Roma-Lido, Roma-Nord e Termini-Centocelle. Dalle ore 21 di oggi si aggiungerà anche la possibile sospensione del servizio navetta MB, che sostituisce i treni della tratta Castro Pretorio-Laurentina della Metro B. Tuttavia, sono state disposte delle fasce garantite durante le quali il trasporto pubblico tornerà all’attivo dall’inizio del servizio diurno fino alle 8.30 e dalle 17 alle 20. Le ragioni di questo sciopero – che, ricordiamo, non interessa unicamente la capitale, ma è esteso a tutto il territorio nazionale – sono state riportate sui siti delle ditte e delle società che vi hanno aderito, affermando che le motivazioni riguardano lo sblocco dei contratti e gli aumenti salariali, la riduzione dell’orario di lavoro, le politiche di privatizzazione e le spese militari. A queste ragioni si aggiunge lo scenario della guerra in Ucraina, contro la quale i sindacati e le società si sono schierate con fermezza.

In una nota, Ubs ha dichiarato che «questo governo mira a incentivare la guerra, lo sfruttamento, la precarietà, la disoccupazione, la devastazione sociale e ambientale, rifiuta di mettere mano agli indispensabili interventi strutturali nel trasporto pubblico locale confermando il completo abbandono, ormai più che ventennale, di ogni tipo di intervento organico ed economico nei trasporti e in tutti i servizi pubblici essenziali, gettati nelle fauci del mercato a forza di privatizzazioni selvagge». Aggiunge poi: «Abbassate le armi. Il riarmo dell’UE e la spedizione di armi all’Ucraina, infatti non solo allontanano la pace, ma per di più sottraggono risorse allo stato sociale, a pagarne le conseguenze non saranno i padroni, ma i lavoratori, con i licenziamenti, attacco al salario e inflazione».

Maria Claudia Merenda

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