“Chi rischia la vita deve essere retribuito”. Il 31 marzo sarà sciopero all’Ospedale San Giovanni

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Il 31 marzo all’Ospedale San Giovanni Addolorata di Roma sarà una giornata di sciopero. Il salario accessorio e gli straordinari Covid sono stati negati e non resta che scioperare, la denuncia dei sindacati Fp Cgil Roma e Lazio, Cisl Fp Roma Capitale Rieti e Uil Fpl Roma e Lazio.

In agitazione ormai da novembre, i lavoratori del San Giovanni Addolorata di Roma si sono mobilitati dopo che il tentativo di conciliazione tra management dell’azienda e Cgil Cisl e Uil davanti al Prefetto di Roma si è concluso in “un preoccupante nulla di fatto”. “Se entro il 31 marzo i due anni di produttività negata e gli straordinari obbligatoriamente richiesti ai lavoratori in prima linea per il Covid non saranno pagati” sarà sciopero di tutto il personale dell’Ospedale San Giovanni Addolorata. I lavoratori sono inoltre pronti a bloccare gli straordinari. Massimiliano De Luca, Giovanni Fusco e Alberto Checola, segretari territoriali rispettivamente di Fp Cgil Roma e Lazio, Cisl Fp Roma Capitale Rieti e Uil Fpl Roma e Lazio si pongono in difesa del personale sanitario, impegnato da mesi nella lotta al Covid e ora anche nella campagna vaccinale. Il diritto alla giusta retribuzione gli deve essere garantito.


A far infuriare i sindacalisti è stato lo stallo del collegio dei sindaci circa la contrattazione sui fondi per la produttività 2019, 2020 e 2021, mentre i salari vengono decurtati in maniera ingiustificata e il pagamento obbligatorio del lavoro straordinario, data la crisi sanitaria e la carenza del personale, viene negato dall’azienda. I sindacalisti denunciano che è per colpa della burocrazia interna se il diritto alla giusta retribuzione è messo a rischio. Lo definiscono “il paradosso della sanità laziale“. A detta dei sindacalisti l’azienda si nasconde dietro presunte difficoltà di bilancio, mentre la Regione Lazio tace. La situazione è tanto più intollerabile data la presenza delle risorse, stanziate dalla Regione Lazio e certificata il 20 dicembre scorso, e “la disponibilità della direzione ad avviare la contrattazione integrativa”. A farne le spese è il personale sanitario al quale non viene riconosciuto “nei fatti” quanto gli spetta. Tutto ciò è “profondamente immorale”, denunciano.

I Sindacalisti denunciano: “Non ci fermeremo finché non saranno assicurate la dignità e i diritti dei lavoratori”

Si è tanto parlato delle condizioni di lavoro del personale sanitario ai tempi del Covid. Non è sufficiente scattare una foto a questi medici stremati da ore di lavoro e chiamarli eroi per retribuirli del loro sforzo giornaliero. I sindacalisti ricordano che spesso a lavorare sono in pochi mentre i turni sono moltiplicati e il carico di lavoro si è fatto più pesante data l’emergenza sanitaria in corso. Gli sforzi estremi, l’impegno e il sacrificio del personale sanitario devono essere riconosciuti e il rispetto deve potersi vedere nei fatti. “Il prezzo salatissimo pagato anche in termini di vite umane” non può trasformarsi in una punizione a causa della burocrazia e dell’inerzia.


I sindacalisti parlano di inerzia poiché, anche se la certificazione dei fondi è arrivata e “attesta la consistenza e la parametrazione dei fondi contrattuali destinati a retribuire gli operatori”, ci si aspettava un intervento “più energico dall’amministrazione responsabile del Sistema Sanitario Regionale”, data la situazione di stallo dell’ azienda. “Il San Giovanni Addolorata non può continuare a tenere sotto scacco i propri dipendenti”.

Non sono bastate mobilitazioni e iniziative e allora i sindacalisti avvisano: “Porteremo la protesta fin sotto la Regione. E non ci fermeremo finché non saranno assicurate la dignità e i diritti dei lavoratori”. I sindacalisti chiedono l’intervento della Regione Lazio, spingono affinché il personale sanitario sia nelle condizioni di dare il meglio e auspicano che sia concesso il premio di produttività e il rinnovo dei contratti di lavoro, fermi da 3 anni. Lo sciopero al San Giovanni Addolorata potrebbe rappresentare solo l’inizio di una battaglia che si estende, dichiarano i sindacalisti, ovunque ci siano “comportamenti irriconoscenti nei confronti dei lavoratori”.

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