Sindacati contro le nuove linee guida per la scuola: no ai doppi turni

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La Prefettura, ha stilato delle linee guida per il rientro a scuola il 7 gennaio. I sindacati scolastici si oppongono. Ecco le ragioni.

La Prefettura, ha stilato delle linee guida per il rientro a scuola il 7 gennaio. I sindacati scolastici si oppongono. Ecco le ragioni.

I sindacati di categoria si scagliano contro la possibilità dei doppi turni e delle lezioni il sabato, nelle scuole. Il motivo sono le giornate scolastiche, che risulterebbero troppo lunghe. Questo potrebbe mettere in difficoltà non solo gli studenti ma anche i docenti e il personale Ata.
La Prefettura, al termine di una serie di incontri tra enti locali e ministeri competenti, ha stilato delle linee guida per il rientro a scuola il 7 gennaio.

Dal tavolo tecnico “è stato stato escluso tutto il mondo della scuola e le sue rappresentanze istituzionali e sindacali” fanno notare in una nota congiunta le segreterie di Roma e Lazio Comparto Scuola e Area V, Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals Confsal, Fgu, Gilda, Unams.
I principali punti contestati, sono i seguenti. 

Il problema dei doppi turni

L’ingresso scaglionato in due fasce orarie, alle 8 e alle 10, comporterebbe l’ allungamento dell’orario di uscita nel pomeriggio. “Lo sfasamento degli orari d’ingresso determina forti problemi di coordinamento tra le istituzioni scolastiche, presso le quali operano, in via ordinaria, numerosi docenti assegnati alle cosiddette ‘cattedre orario esterne’, il cui orario, cioò, si distribuisce tra due o anche tre scuole“. 

Negli istituti tecnici e professionali, nei quali si registra un orario delle lezioni particolarmente lungo, l’ingresso alle ore 10 dilata oltre misura gli impegni scolastici degli studenti, ai quali vanno aggiunti i tempi di spostamento per raggiungere le scuole, distribuite sul territorio in modo molto meno capillare di quanto accada per il primo ciclo di istruzione. Non sarà infrequente il caso di giornate scolastiche che, a causa degli spostamenti necessari, termineranno attorno alle ore 18, orario nel quale gli studenti dovrebbero iniziare, secondo questo schema, lo studio casalingo. L’eccessivo ritardo della conclusione delle attività scolastiche potrebbe, quindi, determinare un ulteriore grave deterioramento dei processi di apprendimento, con particolare riferimento agli studenti in condizione di maggiore fragilità e con bisogni educativi speciali“. 

Forte anche il problema del lavoro a casa, più difficilmente sostenibile: “Negli altri ordini di scuola (licei) in cui il minor carico orario è compensato dalla necessità di uno studio teorico più intenso, si determineranno, mutatis mutandis, analoghi problemi di sostenibilità del lavoro a casa degli studenti, oltre che la rinuncia, per gli studenti dei licei come per quelli di tecnici e professionali, di ogni possibile ipotesi di attività formative non scolastiche“. 

Gli studenti, inoltre, non avranno possibilità di pasti regolari durante la settimana, “poiché le scuole superiori non dispongono di mense, a differenza del primo ciclo“. E “non sarà possibile alcuna attività di recupero (pur previste dagli ordinamenti scolastici) e, a maggior ragione, di potenziamento e ampliamento dell’attività formativa“.

Il personale Ata

Il prolungamento dell’orario scolastico, comporterà delle modifiche all’orario dei docenti e alla turnazione del personale ATA che, a parità di organico, dovrebbe garantire tempi più lunghi di sorveglianza sugli studenti e ulteriori azioni di igienizzazione degli spazi. I sindacati intervengono sul punto, sottolineando il problema della “compromissione della qualità della vita personale e familiare di tutti protagonisti del processo educativo, in particolare dei giovani, in un momento in cui la sfera psicologica è già messa a dura prova dalla riduzione di tutte le attività formative extrascolastiche“. 

Assenza del tracciamento dei contagi

I sindacati, inoltre, si soffermano sulla mancanza di una politica sanitaria attivabasata sul tracciamento degli episodi pandemici nelle scuole, nonché sulla somministrazione di tamponi rapidi, magari con unità mobili, e a protocolli sanitari univoci da parte delle singole Asl. Tutto ciò concorre a dimostrare che la ripresa dell’attività scolastica è stata tarata a misura dell’inefficienza del sistema dei trasporti, più che sulle proprie intrinseche necessità“.

I sindacati denunciano, infine, l’assegnazione delle scelte e delle decisioni riguardanti la scuola, ai Prefetti. “Non sfugge a nessuno che il DPCM, nello spostare il centro delle decisioni dai tavoli per la sicurezza nelle scuole ai tavoli prefettizi, esautora contemporaneamente Regioni, Amministrazione Periferica dello Stato e parti sociali dalle proprie competenze costituzionali e istituzionali e affida al ministero degli Interni la gestione della ripresa dell’attività scolastica“. 

Valentina Cuffaro

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