Segnalato il primo caso di peste suina a Roma

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Nel parco dell’Insugherata è stato trovato il primo esemplare di cinghiale morto a causa della peste suina. La regione Lazio ha attivato una task force per monitorare la situazione.

Roma: dopo Piemonte e Liguria, ora la Psa arriva nel Lazio

Nella serata del 4 maggio è stato ritrovato il primo esemplare di cinghiale morto a causa della peste suina. Il corpo è stato rinvenuto nel parco dell’Insugherata, una riserva naturale vicino alle zone di Monte Mario, Balduina e Primavalle. L’istituto zooprofilattico del Lazio che si è occupato degli esami del caso, ha confermato la positività dell’animale alla Psa (peste suina africana), come riporta Leggo.

Questo sembrerebbe essere il primo caso della nuova variante verificatosi dopo quelli in Piemonte e Liguria. In Italia infatti, il virus è presente fin dal 1967, secondo il ministero della Salute, ma non nella variante del nuovo ceppo, come riportato da ilPost. La Sardegna, regione coinvolta, ha inoltre messo in pratica un piano di eradicazione del virus che sembra funzionare.

Il nuovo ceppo sembrerebbe arrivare dunque, come indicato da ilPost, da focolai sviluppatisi intorno al 2007 in Georgia, Armenia, Ucraina, Russia e Bielorussia. Nel 2014 arriva poi in Polonia, Belgio e Germania, fino ad arrivare a questo gennaio, dove è stato individuato nel nord Italia.

Psa: innocua per l’uomo ma a rischio gli allevamenti

Il virus risulta essere innocuo per l’uomo, come sottolinea Sabrina Alfonsi, assessora all’Agricoltura, Ambiente e Ciclo dei Rifiuti di Roma Capitale: “La Psa non è un’infezione trasmissibile all’uomo o agli animali da compagnia né per contatto né attraverso l’alimentazione ma che è contagiosa solo tra cinghiali e tra suini”, come riporta il Quotidiano del Lazio.

Ma a preoccupare è la possibile situazione dei suini all’interno degli allevamenti. Come riporta ilPost infatti, nel 90 per cento dei casi, gli animali muoiono nel giro di dieci giorni a seguito di emorragie interne, e l’abbattimento dei contagiati è l’unica soluzione possibile per limitare la diffusione del virus.

A rischio così per gli allevatori non solo la produzione di carne, ma anche la sua esportazione. C’è però da dire che non sono stati rilevati finora casi di suini positivi al virus all’interno degli allevamenti italiani. Comunque la preoccupazione c’è: “Un solo caso basta a mettere a rischio gli oltre 12mila allevamenti di suini attivi nel Lazio, per un totale di 43mila capi”, è quanto evidenzia la Cia agricoltori italiani, come riportato da Leggo.

La regione Lazio ha dunque attivato una task force per tenere sotto controllo la situazione e attivato un numero verde per poter segnalare gli eventuali ritrovamenti di suini morti.

Giamila D’Angelo

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