Pochi dipendenti preparati e spiagge libere non attrezzate: ecco alcune delle cause che portano alla mancanza di bagnini competenti sulle spiagge della Regione Lazio. Secondo chi ci lavora numerose sono le responsabilità alle quali sono sottoposti i bagnini e sempre meno i contratti di lavoro remunerativi
Stipendi bassi ai bagnini del litorale della Regione Lazio: “Le condizioni in cui lavoriamo potrebbero essere migliorate”
Sicurezza sulle spiagge della Regione Lazio?
Secondo quanto emerso dall’intervista condotta da RomaToday ai bagnini del Lazio, sembrerebbe che le spiagge libere sarebbero le più penalizzate per la mancanza di figure preposte al salvataggio dei bagnanti.
Nove morti sulle spiagge laziali in quasi due mesi. Malori in mare o annegamenti dovuti alle forze delle onde sono le cause più ricorrenti delle morti di questa estate 2021.
“Per chi mi vede nei giorni tranquilli, seduto all’ombra a guardarmi intorno, potrebbe sembra che non faccia nulla. La realtà è che ogni giorno io e i miei colleghi abbiamo la responsabilità di centinaia di persone, e che basta pochissimo per trasformare un tuffo in una tragedia”– afferma Silvano Terenzio, bagnino ai Cancelli, uno dei punti del litorale di Ostia più affollato e frequentato– “Le condizioni in cui lavoriamo potrebbero essere migliorate, specialmente sulle spiagge libere, dove l’affluenza è molto importante. C’è sempre molta gente che fa il bagno, e ogni postazione ha un solo assistente bagnante. Quando se ne occupava il Comune con i dipendenti comunali ognuna ne aveva minimo due. L’ordinanza della Capitaneria di Porto stabilisce inoltre che uno è il numero minimo, invece è la regola”.
Il lavoro al quale sono sottoposti Terenzio e tutti i bagnini del litorale del Lazio è un lavoro molto importante e serio. Il salvataggio non è la sola attività principale. Devono conoscere le manovre di rianimazione, stare attenti ai bambini, a chi soffre il caldo e potrebbe essere soggetto a svenimenti o anche a chi, molesto, si ubriaca e collassa in mare.
A peggiorare le loro condizioni di lavoro ci sarebbero i contratti che non garantiscono tutele o guadagni dignitosi: “È una cosa grave, perché noi facciamo cose molto particolari e abbiamo la responsabilità di moltissime persone, che non sempre ci ascoltano. È capitato che mettessi la bandiera rossa (che indica circostanze in cui è meglio non fare il bagno perché pericoloso, ndr) ma questo non impedisce ai bagnanti di buttarsi in acqua. E se succede qualcosa, anche se c’è bandiera rossa, devi comunque intervenire. In più dal punto di vista economico non è un lavoro remunerativo: la stagione balneare dura sempre meno, anni fa avevamo la disoccupazione che aiutava, invece anche quella si è ridotta. Lo scorso anno ho preso mille euro di disoccupazione: questo lavoro lo fanno i disperati o chi lo ama in maniera viscerale, che è il mio caso”.
Serafina Di Lascio
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