Strage ittica nel Tevere: colpa degli “scolmatori di piena”?

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Strage ittica nel Tevere: non è la prima volta che il fiume della Capitale è teatro di una moria di pesci. Lo scenario si è ripresentato dopo diverse occasioni, sempre con lo stesso copione: d’estate, dopo nubifragi e con il livello del fiume molto basso. A sollevare il problema sono i Verdi che decidono di presentare un esposto. Colpa degli “scolmatori di piena”?

Strage ittica nel Tevere: ipotesi scolmatori. Acea al centro dell’inchiesta

Strage ittica nel Tevere: ennesimo episodio di moria di pesci nel fiume capitolino. La causa principale? Si ipotizza possano essere gli “scolmatori di piena”, ovvero quei sistemi che, in caso di innalzamento delle acque, permettono di bypassare i depuratori e smaltire l’acqua in eccesso senza danneggiare i filtri. Gli episodi si sono verificati sempre con lo stesso copione: d’estate, sempre dopo ondate di maltempo che hanno portato a nubifragi e bombe d’acqua. Nell’ultimo, a fine agosto, la moria di pesci è arrivata fino alla costa fra Fiumicino e Focene, dove si sono registrati casi di malori per possibile inquinamento dell’acqua fino a Ladispoli. L’ipotesi degli scolmatori pone al centro dell’inchiesta l’Acea, che ha in mano la gestione dei depuratori lungo il corso cittadino del Tevere. Riserbo massimo per la questione assai delicata, che è diventata anche oggetto di discussione in campagna elettorale.

L’ennesima moria di pesci nel Tevere: l’esposto dei Verdi

A sollevare il problema delle diverse morie di pesci nel fiume sono stati due esponenti dei Verdi-Europa Verde di Roma, Guglielmo Calcerano e Silvana Meli, come riporta il Corriere della Sera. I due co-portavoce hanno presentato un esposto lo scorso anno sugli eventi del 31 maggio, del primo giugno, e poi quello successivo del 5 luglio 2020. Secondo quanto sostengono i Verdi, gli episodi di moria di pesci avvengono sempre con il medesimo copione: forti piogge e periodo di secca del fiume. Ci tengono a sottolineare anche come, all’epoca dei fatti si stesse realizzando un “impianto di potabilizzazione delle acque in zona Grottarossa” da parte di Acea Ato 2 spa fra Ponte della Musica e Ponte Marconi. Dunque l’ipotesi dei Verdi è che la moria possa essere legata in questi casi “all’apporto concentrato di sostanze nocive e/o inquinanti nell’alveo del Tevere in misura superiore a quella che ordinariamente l’ecosistema del fiume è in grado di assorbire e degradare senza condurre alla morte della fauna ittica presente e/o delle piante acquatiche”. Non si esclude una manomissione o un malfunzionamento del sistema del sistema fognario o di depurazione delle acque. Quello che chiedono è che si compiano tutte le necessarie indagini perseguendo i soggetti ignoti, responsabili di tutti i reati che dovessero essere individuati. “Abbiamo ricevuto numerose segnalazioni da parte di chi vive il fiume tutti i giorni, primi fra tutti canottieri e pescatori, che episodi di moria di pesci avvengono sempre d’estate, con il livello del fiume particolarmente basso, quindi con meno ossigeno a disposizione degli esemplari, e in conseguenza di nubifragi” spiega lo stesso Calcerano “come se gli agenti inquinanti arrivati dalle fogne portassero a un’improvvisa intossicazione delle acque”. Inoltre il rappresentante dei Verdi ipotizza che “potrebbero esserci anche i residui organici degli impianti fognari che ossidandosi rapidamente bruciano ossigeno in poco tempo”. “Certo potrebbero esserci anche sversamenti di pesticidi” ma c’è da chiedersi “allora perché non tutto l’anno ma solo in quei mesi?”. I Verdi sostengono che l’inchiesta si dovrebbe concentrare proprio sugli scolmatori di piena, poiché utilizzano sì una procedura legittima, ma “bisogna vedere se comunque ci sia una responsabilità di questo sistema nel danno ambientale che si ripete ormai da anni”.

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