È la storia di uno stupro a una madre e un figlio. Nel quartiere delle sevizie: «Qui di notte può succedere qualsiasi cosa». «Una storia talmente cruda da sembrare inventata, anche mio figlio stenta a crederci»
Stupro a una madre e a un figlio, una storia cruda
Un «Far West», così è definito dai cittadini Casal Monastero. È un quartiere della periferia nord-est di Roma. Lo definiscono «Far West» dopo le violenze subite da un 17enne e da sua madre lo scorso fine settimana. Il ragazzo è stato aggredito da due coetanei a Centocelle: lo hanno derubato e stuprato in mezzo alla strada. L’hanno, poi, costretto a portarli in microcar a casa sua, dove hanno violentato sua madre 50enne. Una storia «così cruda e piena di cattiveria da sembrare inventata», dice molto preoccupata Antonella, che lavora in una delle poche attività della zona. Ha un figlio di 19 anni, poco più grande dei ragazzi coinvolti nella vicenda. Afferma: «Anche mio figlio stenta a crederci» e condanna gli stupratori: «Siamo molto dispiaciuti per quello che è successo, perché è davvero agghiacciante: potrei arrivare a capire la disperazione di chi ruba, ma non tollererò mai le violenze fisiche».
Non solo lo stupro su madre e figlio, Casal Monastero è terreno fertile per la criminalità
Massimo, ex poliziotto che per oltre 15 anni si è occupato di sicurezza e legalità nel quartiere, dice che il problema di Casal Monastero è che «è praticamente un dormitorio, è molto residenziale. Non c’è nulla, quindi è terreno fertile per la criminalità». Aggiunge: «la vicinanza e il collegamento diretto con San Basilio fanno sì che le forze dell’ordine siano spesso impegnate altrove, quando qui sarebbe necessario un sistema di controllo molto più capillare. Oltre una certa ora di notte potrebbe succedere qualsiasi cosa, senza che nessuno se ne accorga o intervenga». A una situazione di legalità spesso al limite, si aggiungono «le responsabilità dei genitori, perché non si dovrebbero lasciare dei ragazzini di 14 o 15 anni in giro fino a notte fonda senza sapere cosa stiano facendo», precisa Massimo.
C’è bisogno di maggiore sicurezza
Il bisogno di una maggiore sicurezza la avvertono anche i giovani residenti. Lo conferma la 21enne Francesca Mortoro, studentessa alla Sapienza: «La parola migliore per descrivere come mi sono sentita quando ho saputo la notizia è “scioccata”. La pericolosità di questa zona è aumentata dall’inizio della pandemia, di recente le cose sono peggiorate». Fino al punto che «non mi sento sicura a girare di notte per strada da sola», dice l’universitaria. «Alcuni miei coetanei riescono a rimanere impassibili davanti a un episodio del genere, altri invece si chiudono in casa per la paura», sostiene Francesca. E conclude: «Io sono una via di mezzo. Sono spaventata ma poi penso che ho 21 anni, che devo uscire e vivere la mia vita».
La vicenda dello stupro della madre e del figlio ha sconvolto tutti
«È brutto pensare che queste cose possono succedere anche in un quartiere così piccolo, dove più o meno di vista ci conosciamo tutti», dice tristemente Francesco, che lavora in zona. «La storia ci ha stupiti, è vero che questo territorio ha i suoi problemi ma questo accanimento è stato eccessivo» dice Antonio, collega di Francesco. «Siamo abbandonati a noi stessi», è la frase che sintetizza la condizione degli abitanti. «er Pallotta», che chiede riservatezza sul nome afferma: «Per queste strade, le forze dell’ordine passano qualche volta con la volante, ma non basta per fermare certe attività illegali».
Ylenia Iris
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