Oggi conosciamo un giovane cantautore romano, Giuseppe in arte Suig.
Suig nasce nel 1998 sotto il segno dei pesci o, come piace specificare a lui, il segno degli artisti.
Appassionato da sempre d’arte in tutte le sue forme, la musica è entrata nella sua vita all’improvviso.
Mai Suig si sarebbe aspettato che, da un gioco in una sala di registrazione, sarebbe potuto nascere un pezzo d’impatto come Squat, il suo primo singolo.
Squat è un pezzo fuori dagli schemi ma allo stesso tempo perfettamente inseribile entro i canoni musicali di oggi; un testo accattivante e metaforico, una base ritmata e uno stile che si può definire alla “Miss Keta“. Squat è un brano originale ma che affronta temi oggi molto dibattuti, come il bodyshaming e l’oblio dell’apparenza. Un brano che dietro la sua veste “ginnica” nasconde un’incredibile profondità di contenuti, data dall’attenzione di Suig sul mondo che lo circonda.
1) Rompiamo il ghiaccio: come mai questo nome, “Suig”?
Vorrei raccontarti chissà quale storia o aneddoto entusiasmante legato a questa scelta ma, visto che il mio nome è Giuseppe, “Suig” è semplicemente “Gius” al contrario ed è nato da una lotta con Instagram che non accettava i nomi che avevo scelto per iscrivermi. A distanza di anni, nel momento in cui ho dovuto decidere un nome che mi identificasse nel mio percorso musicale, dopo tanti ragionamenti e ipotesi mi sono detto: “Sono sempre stato Suig. Andata!”
2) “Squat” è un pezzo nato durante il lockdown di marzo. Quanto ti ha aiutato la musica a superare un periodo difficile come quello?
La musica sicuramente è stata una via di fuga importante. Ho trascorso il lockdown di marzo ascoltando tantissimi brani, scegliendo beat, leggendo, scrivendo testi, studiando, facendo videochiamate, allenandomi, cucinando, abbozzando addirittura una serie tv. Ho sempre mantenuto un collegamento, seppur non fisico, con i miei affetti. Non c’è stato niente di più bello che fare videochiamate con gli amici mentre si scriveva o si ascoltava tanta musica. Mi ha aiutato davvero tanto e devo dire che, paradossalmente, alcuni rapporti importanti sono nati o si sono consolidati proprio in pieno lockdown. Nel mio caso è stata una lontananza che ha avvicinato.
3) Tra sonorità particolari e un testo giocoso, “Squat” è un brano che racchiude in sé un tema scottante dei nostri tempi: il bodyshaming. Cosa vorresti dire a tutti coloro che fanno della fisicità un bersaglio contro cui scagliarsi?
Sono contentissimo tu mi faccia questa domanda perché ci tengo veramente tanto che arrivi un messaggio ben preciso con Squat.
Il brano non è assolutamente un inno al bodyshaming o alla denigrazione di un fisico più rotondo.
Anzi, è totalmente il contrario!
Squat è un modo per dire: “Anche io che non ho un fisico perfetto, ce la faccio e ve lo dimostro!”
La perfezione non esiste, lo sappiamo, ma è importante che una persona possa camminare a testa alta, guardarsi allo specchio ed essere fiera di se stessa, a prescindere dalla propria estetica.
Sono molto legato a questo tema dato che in passato, avendo avuto qualche kilo di troppo, sono stato molto insicuro. Oggi, a ventidue anni, con qualche kilo di meno, posso affermare senza ombra di dubbio la sicurezza vera e propria e il volersi bene prescindono da un corpo snello.
Informo poi tutti coloro che fanno del fisico un bersaglio contro cui scagliarsi e spendono tempo a screditare chi non ha la tartaruga, che il basmati si scuoce. Correte regà!
4) Hai già altri pezzi nel cassetto? Se sì il tuo particolare stile “Miss Keta” ritornerà o ti avventurerai in nuovi generi?
Squat può ricordare sicuramente, per sonorità e mood narrativo, un pezzo di Keta ma il taglio che vuole prendere il mio progetto non è prettamente techno o house. Mi sono voluto divertire e ho deciso di far uscire questo singolo perché speravo che, in un momento come questo, le persone potessero sorridere, magari prendendomi e prendendosi in giro, proiettandosi in uno spot fitness anni ’90.
Ho vari pezzi nel cassetto, alcuni praticamente chiusi, altri in lavorazione a cui mi sto dedicando molto soprattutto nella scrittura. Sono un perfezionista e se non riesco ad esprimere un concetto rendendolo vivo agli occhi dell’ascoltatore, posso trascorrere giorni e giorni per limarlo e impacchettarlo. In ogni caso, quando meno ve l’aspetterete, ci saranno delle sorprese non indifferenti. Magari techno, magari pop, una roba lirica…Chi lo sa.
5) Scoprire una passione dal nulla è stimolante ma allo stesso tempo destabilizzante. Quante domande sul tuo futuro ti sei posto da quando hai scoperto la musica?
Nonostante io ami la musica da sempre, mai avrei pensato di intraprendere un percorso del genere. È nato per gioco ed ora eccomi qua, con un mio pezzo. Sono solo gli inizi per me e, oggi più che mai, mi rendo conto che sia veramente difficile ottenere risultati soddisfacenti anche se allo stesso tempo sono fermo sull’idea che, nella vita, la determinazione non possa passare inosservata e sicuramente porterà a dei riconoscimenti. La paura è tanta per il futuro ma vivo il tutto nel modo più tranquillo possibile perché ciò che sto facendo mi fa divertire molto. Se un giorno non mi divertirò più e non avrò lasciato un minimo segno in qualcuno, ne potremmo riparlare.
6) So che Fabrizio Moro è uno dei tuoi cantautori preferiti, così come lo è per me. Cosa ti lascia più degli altri questo artista e quali sono le canzoni per te più significative?
Fabrizio, a sua insaputa, è il “colpevole” per eccellenza nell’avermi fatto trascorrere ore sotto al sole per ottenere un posto in prima fila al suo live. È stato proprio lui a farmi avvicinare alla scrittura. Ascoltando tanti suoi brani, mi sono chiesto: “Com’è possibile veicolare, tramite la parola, determinati messaggi e scene di vita che si palesano agli occhi con il semplice aiuto della penna?”. Mi sento un dodicenne smielato nel dire ciò ma è l’artista che mi ha aiutato in tanti momenti, dai più belli a quelli più duri, seppur io sia molto giovane. Penso che obiettivamente sia uno dei cantautori più validi nel panorama musicale italiano e riconosco tuttavia che gli è stato riconosciuto un merito troppo tardivo. Pezzi bellissimi, antecedenti al suo exploit, secondo me andrebbero riscoperti e inseriti in una vetrina opportuna.
Il mio brano preferito di sempre è proprio suo ed è Parole rumori e giorni, un pezzo così carico di parole e suoni che è un vero e proprio urlo liberatorio. La scelta è tosta ma se dovessi consigliare altri suoi pezzi spaziali: Un’altra vita, Sangue nelle vene e 21 anni.
Ultimamente, sulla scia di grandi come De André, mi sono accostato alla musica di Tenco.
7) Nel tuo pezzo c’è anche una critica generale nei confronti della società odierna. Cosa ti fa più “arrabbiare” della tua generazione?
Sarò molto diretto: mi irrita, per quanto riguarda la mia generazione, il voler tutto subito, come se ci fosse concesso tutto e, soprattutto, come se potessimo esigere ciò che vorremmo a tutti i costi. Cerchiamo sempre vie traverse; non ci affidiamo più alle opportunità che prevedono comunque un corso più lungo degli eventi.
Non sopporto poi la falsità, il pensare di poter prendere in giro le persone credendole stupide, odio l’essere spocchiosi.
Penso che al giorno d’oggi sia proprio disastroso, soprattutto per noi giovani, dimostrarci così approssimativi.
Andando avanti con lo sviluppo di generazioni, noto che la situazione è sempre peggiore.
E poi c’è tanta invidia, troppa. Lo vedo sui social soprattutto, il nostro palcoscenico per eccellenza. Non siamo più in grado di scindere la realtà dalla finzione, di essere noi stessi, di pensare a noi e di costruirci qualcosa, per passare invece il tempo a digitare insulti e quant’altro perché magari qualcuno, con caparbietà, è riuscito a realizzarsi.
Non voglio fare il predicatore di cui non abbiamo bisogno ma facciamoci una vita nostra, ragazzi. Le cose andranno certamente meglio.
8) Cosa ti auguri di trovare, metaforicamente parlando, sotto l’albero di Natale quest’anno?
Spero di trovare in me un’ulteriore ricarica di coraggio per tutto ciò che mi aspetta perché ne avrò bisogno e tanta serenità, da infondere anche a chi mi è vicino. Ognuno di noi ha le proprie battaglie da vivere ogni giorno e la serenità è tutto. Spero di avere al mio fianco le stesse persone di sempre, che ci sono state in ogni circostanza, che mi conoscono sul serio.
In questo momento sto riscoprendo il valore di cose che davo per scontate e che poi tanto scontate, alla fine, non sono.
E poi beh, aspetto che Amadeus faccia il mio nome per Sanremo 2021 ovviamente.
Sono già davanti all’albero in attesa!
Ad maiora, sempre.