Vite di Ginius è il primo monologo scritto, diretto e interpretato da Max Mazzotta per Libero Teatro, in scena stasera alla Sala Umberto.
Max Mazzotta, fondatore e direttore artistico di Libero Teatro, da vent’anni attivo in Calabria con progetti nati in sinergia con l’Università della Calabria, per cui cura laboratori teatrali in collaborazione con il dipartimento di studi umanistici dell’ateneo e allievo di un mostro sacro del teatro come Giorgio Strehler, con il quale ha lavorato all’interno delle sue ultime produzioni, ma anche volto noto per aver interpretato il ruolo di Enrico Fiabeschi nel cult cinematografico “Paz!” (2002).
“Vite Di Giunius” è il primo monologo Max Mazzotta per Libero Teatro, stasera alla Sala Umberto
Lo spettacolo e il viaggio di purificazione e consapevolezza che l’anima di Ginius, corpo morto giunto al capolinea, intraprende in una dimensione spazio-temporale sconosciuta. Come il Sommo Poeta di cui quest’anno ricorre il sette centenario dalla morte, l’anima si ritrova nella barca di Caronte, una sorta di navicella spaziale. Da qui Ginius percepisce una misteriosa voce che la aiuta ad andare oltre il tempo concepito dai mortali. Costretta a scavare dentro sé stessa, l’anima di Ginius deve ricordare l’esperienza di alcune sue vite incarnate: un monito a ricordarci chi siamo stati per riconoscere chi siamo diventati davvero.
«Il ricordo é la fase più dolorosa — spiega Max Mazzotta — perché ogni vita ricordata é come se venisse vissuta in prima persona e allo stesso tempo osservata come fosse una terza persona. Lo spettacolo interseca due dimensioni del racconto e diversi stili linguistici. La dimensione soprannaturale é descritta attraverso i versi: un linguaggio poetico strutturato in canti di versi in rima alternata e canti in terzine dantesche a catena. La seconda parte utilizza un linguaggio in prosa più adatto al racconto di frammenti di vite vissute».
Lo spettacolo interseca diversi linguaggi. Corpo, suoni viscerali, musicali, e video si amalgamano sul palco senza soluzione di continuità. Il lavoro di scrittura drammaturgica viene esaltato dalla sua fusione con una lingua di per sé musicale, ritmica, onirica. Straordinaria proprio come il viaggio del protagonista nelle sue vite passate.
Sarà proprio in questa epoca votata alla razionalità che il protagonista spezzerà il suo ciclo karmico immolandosi per salvare la vita di Nina, una sovversiva da lui stesso imprigionata. Un gesto sicuro e istintivo: quello di donare la sua vita per amore.Perché alla fine c’è speranza. Deve esserci speranza. Nonostante i nostri errori e i nostri orrori e le volte in cui abbiamo preferito guardare dall’altra parte.
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