“Pronti per il 55%” o “Fit for 55” è il piano dell’Unione Europea per abbattere del 55% le emissioni entro il 2030 e combattere l’emergenza climatica. Tuttavia come possiamo ridurre le emissioni e contemporaneamente generare benefici per le economie locali, nazionali e internazionali?
Una delle soluzioni a questo problema, viene dal settore agroenergetico: è possibile generare energia utilizzando i prodotti agricoli e i processi di trasformazione di tali alimenti. Ad esempio, è possibile ricavare energia elettrica e termica dalla sansa, una purea di residui di buccia, polpa e noccioli di olive, la cui spremitura dà origine a un olio d’oliva vero e proprio, nonostante si parli di un sottoprodotto.
Ma in che modo l’agroenergia può rendere la mobilità di auto e moto sostenibile in città, e al contempo generare economia e opportunità di lavoro? Ecco alcuni esempi.
I biofuel dall’Africa al mondo: materie prime per la sostenibilità e il trading
L’Africa sta portando avanti dal 2021, politiche di sviluppo che comprendono anche la produzione di biocarburanti di origine vegetale. Attraverso l’Agenzia Internazionale per l’Energia Rinnovabile (Irena), è stato costituito il progetto “Capacity Building”, a cui partecipano anche importanti realtà imprenditoriali italiane.
Questo piano è il primo del genere nell’Africa subsahariana e si prefigge di produrre olio vegetale da inviare alle raffinerie di biofuel, attraverso una nuova catena di fornitura che vede il continente africano in prima linea.
Le materie prime si stanno evolvendo anche per quanto riguarda il trading online a livello internazionale: nel nostro Paese, piattaforme specializzate nel settore, offrono l’opportunità di diversificare il proprio portafoglio, scegliendo tra diversi asset, come per esempio, materie prime tra cui metalli e carburanti e forex.
Una valuta straniera, come l’euro e il dollaro statunitense, può essere reimpiegata localmente per dare vita a ulteriori progetti imprenditoriali, quantomai necessari per lo sviluppo dell’Africa.
Tornando all’innovazione dei biocarburanti, un importante progetto per la produzione di biofuel è stato avviato in Kenya, dove il 70% della forza lavoro locale opera nel comparto agricolo, in un contesto socio-economico penalizzato dalla mancanza di accesso diretto al mercato.
L’iniziativa del settore agroenergetico è, nel contesto citato, un’opportunità per dare più forza agli agricoltori riunendoli in una sorta di consorzio, ma anche permettendo loro di generare nuovi ricavi dalla terra e di applicare metodi di coltivazione innovativi, capaci di rigenerare terreni degradati. Proprio quest’ultimo aspetto è interessante e rende l’intero ciclo davvero sostenibile. Infatti, a essere interessati dalla coltivazione di piante per l’estrazione di oli vegetali da trasformare in biocarburanti, sono in particolare suoli impoveriti dalla prolungata siccità.
Come i biofuel rendono sostenibile la mobilità in città
Mentre l’Unione Europea è impegnata nel passaggio alla mobilità elettrica, con lo stop alla produzione di auto a motore endotermico a partire dal 2035, nel frattempo molti cittadini europei residenti nelle aree urbane, continueranno a utilizzare auto alimentate da combustibili fossili.
Per ridurre l’impatto dei veicoli a combustibile fossile sull’ambiente, sono già disponibili nelle stazioni di rifornimento, miscele a base di biocarburanti (o biofuel), compatibili con i più recenti motori in circolazione e provenienti proprio dall’Africa.
Uno di essi è HVOlution, un biodisel prodotto al 100% con scarti vegetali e olii da colture non in competizione con la filiera alimentare. HVOlution riduce le emissioni di CO2 nell’ambiente tra il 60% e il 90% rispetto al diesel comune.
Concludendo
Com’è facile comprendere, ridurre le emissioni di CO2 per combattere il cambiamento climatico, senza arrecare danni alle economie, è possibile. Le nuove tecnologie possono generare nuove opportunità di lavoro nei continenti più poveri, contribuendo alla mobilità ecosostenibile anche di altre nazioni.
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