Cinema e teatri in crisi: profonde perdite nel mondo dell’intrattenimento dal vivo. Se già le piattaforme digitali avevano iniziato il processo di crisi di cinema e teatri, le strette anti contagio stanno dando il colpo di grazia. “Con il 30% di capienza non riusciamo a vivere” e ancora “se continua così, il teatro privato muore”.
Cinema e teatri in crisi: “abbiamo una perdita di spettatori del 60%”
Se le strette anti contagio sono state allentate in tutta Europa, in Italia sono ancora presenti nel settore di cinema e teatri, creando non pochi disagi ai lavoratori del mondo dei grandi schermi e delle sale per l’intrattenimento da vivo. “A fine 2019 erano 44 le strutture e 198 gli schermi a Roma. Ora il numero è lievemente calato” spiega Leandro Pesci, presidente dell’Anec Lazio, associazione che riunisce gli esercenti cinema. Alcuni per problemi di proprietà, altri per ristrutturazione. Ma se qualche sala riaprirà a breve, “non abbiamo certezze e notizie positive per le altre” ribadisce Pesci. Se già la nascita dei giganti dello streaming aveva messo in crisi il settore, la pandemia globale sta dando loro il colpo di grazia. “Noi siamo riaperti dal 26 aprile, ma non è una ripartenza, abbiamo semplicemente aperto le porte. La gente non si è vista, sia perché mancavano prodotti appetibili, ma anche perché si sono abituati ai film a casa” e ancora “abbiamo una perdita di spettatori del 60%. E un’azienda che perde oltre la metà del fatturato non resiste a lungo” continua il presidente dell’Anec. Rieducare le persone a frequentare i cinema, vedere belle storie sul grande schermo, questo è ciò che bisognerebbe fare secondo Pesci. Per questo si aspettano le decisioni del Cts, perché i tre milioni di euro dalla Regione per i cinema di tutto il Lazio non bastano. “Con il 30% di capienza non riusciamo a vivere” dichiara Pesci, che dunque spera che con la combo Green Pass e mascherina si possa tornare a riempiere maggiormente le sale.
Cinema e teatri in crisi: “Non chiediamo privilegi, vogliamo solo poter coprire i costi di produzione con la vendita dei biglietti”
Anche il mondo dello spettacolo dal vivo riapre i battenti, nonostante la profonda crisi. Se alcuni teatri come l’Eliseo e il Sistina non riapriranno a breve, altri, come il Quirino, che inaugurerà il 24 settembre con “Una giornata qualunque del danzatore Gregorio Samsa” diretto da Barba, rialzeranno i sipari. “Com’è possibile che dappertutto in Europa, da Berlino a Parigi, a Londra, si possa tornare nei teatri, con green pass, mascherine e sanificazione, senza più limitazioni e contingentamento di posti, mentre in Italia continuano a persistere le limitazioni?” si chiede il direttore del Quirino, Geppy Gleijeses. ” È ormai assodato che gli spettatori, mentre assistono a una messinscena, non parlano, restano seduti al loro posto assegnato e non si sputano addosso, come invece può avvenire in altri luoghi di assembramento” continua Gleijeses. La Regione Lazio ha stanziato 1,3 milioni di euro per i gestori degli spazi teatrali che hanno potuto richiedere da dodici mila a cinquantatré mila euro a seconda del numero di posti. Il Quirino, ad esempio, ha solo novecento posti e dimezzarne le poltrone sarebbe impensabile. “Se continua così, il teatro privato muore” dichiara Gleijeses. “Non chiediamo privilegi, vogliamo solo poter coprire i costi di produzione con la vendita dei biglietti. E vogliamo essere considerati come gli altri colleghi europei” continua il direttore del teatro in via delle Vergini. Anche L’Off/Off Theater di posti ne ha solo 150. “Il nostro numero di posti è stata una scelta, perché ci piace realizzare un certo genere di spettacoli di rottura e provocazione, però se siamo costretti ad usarne la metà mi pare ovvia la fortissima penalizzazione: in altri luoghi di assembramento non è previsto tale rigore. In ogni caso, riapriamo la sala il primo ottobre” afferma il direttore artistico del teatro in via Giulia, Silvano Spada. “Coraggio, follia? Direi coraggio e senso civico, bisogna andare avanti e sfidare le avversità”.
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