Con l’espressione Ottobrata romana ci si riferisce al clima mite e favorevole che caratterizza il mese di Ottobre a Roma. In questo periodo la Città Eterna sembra rivivere una seconda estate; le giornate sono ancora tiepide e luminose, mentre la luce dorata dell’autunno la avvolge rendendola ancora più bella: il chiarore della luce di Ottobre, i profumi dell’autunno e i colori di questo periodo rendono la Capitale meta ambita dai turisti, rispetto ad altri momenti dell’anno. Questa espressione diventata popolare, tuttavia, ha origini e tradizioni molto antiche e interessanti.
Ottobrata romana, origine del termine fra storia e cultura popolare

”Che bella ottobrata”! Spesso accade di sentire questa espressione, popolare soprattutto a Roma, per via delle famosissime Ottobrate romane: le giornate di ottobre chiare e luminose che rendono possibili scampagnate ed escursioni. Il clima tiepido di questo periodo immerge la città in un bagno di luce dorata: la Capitale sembra rivivere una seconda estate in questo mese così unico per gli odori, i bagliori luminosi delle sue giornate e le piacevoli temperature. La poetessa Cristina Campo diceva del mese di Ottobre nella poesia ”Estate indiana”:
Ottobre, fiore del mio pericolo –
primavera capovolta nei fiumi.
Ottobre è infatti quel mese dove sembra che la primavera riviva: i vivi colori delle foglie si riversano per le strade, ai margini dei crepacci, sui bordi dei fiumi e nei giardini investiti dalla fulgida luce autunnale. Le Ottobrate romane ricordano la peculiarità di questo mese sfavillante e fausto:l’espressione deriva da alcuni riti celebrati dagli antichi romani che andavano a chiudere la stagione della vendemmia. Nell‘antica Roma l’agricoltura era molto importante, per questo Ottobre era anche visto come un momento particolarmente favorevole per i raccolti.
Le Ottobrate erano quindi feste tradizionali in cui si celebrava il raccolto, la fine del duro lavoro, e il passaggio alla stagione del gelo. Si era soliti nelle giornate di giovedì e di domenica organizzare una scampagnata – l’ Ottobrata per l’appunto – all’insegna del divertimento, del cibo, dei canti e del vino.
Ottobre, l’autunno all’insegna di riti festosi, vino, cibo e giochi: le tradizioni
Alle Ottobrate romane partecipavano i nobili ma anche i popolani e i cittadini di bassa estrazione sociale. Era una vera e propria tradizione che accomunava tutti: secondo alcuni queste celebrazioni allegre, scanzonate e all’insegna del divertimento originavano a loro volta dai Baccanali: vetuste festività pagane in onore del culto di Bacco, divinità del vino, a cui si legava anche la transitorietà del ciclo delle stagioni.
Di solito le gite iniziavano il giovedì mattina, ma anche la domenica: in genere ci si svegliava molto presto e si partiva verso la meta scelta per l’escursione con le ”carrettelle”, le tipiche carrozze a forma di guscio d’uovo trainate da due cavalli, ornati di tutto punto, con sonagli e campanacci. Da alcune testimonianze rinvenute in stampe o incisioni dell’epoca, pare che all’interno delle carrettelle sedessero sette o nove ragazze, anche loro imbellettate a festa. In genere indossavano cappelli ornati di fiori e piume.
Chi sedeva accanto al carrettiere era nota con l’appellativo di Bellona, le altre erano invece definite minenti. Tutti gli altri seguivano il mezzo a piedi, sempre vestiti elegantemente, fino al locus. Una volta giunti sul posto la prima azione era quella giocare: i ludi più gettonati erano le bocce, l’altalena e gli alberi della cuccagna. Successivamente si cantava e ballava, il tutto accompagnato da cibo in abbondanza e laute quantità di vino. Di solito, il cibo prediletto per le scampagnate era la trippa, ma anche l’immancabile abbacchio. Un’altra tradizione era ballare il “saltarello”, un danza popolare accompagnata da chitarre e nacchere molto di moda nella Roma del tempo.
Ottobrate romane, le mete scelte
L’ Ottobrata romana era una tradizione particolarmente sentita e, a questo proposito, oltre ai canti, il cibo e il divertimento anche i luoghi in cui fare le allegre gite fuori porta erano importanti da scegliere. Nobili e popolani si recavano per lo più verso le vicine campagne laziali, o ancora nei vigneti e frutteti che circondavano la città. I prati dopo Ponte Milvio, le vigne site fra Monteverde e Porta San Pancrazio o fuori Porta San Giovanni e Porta Pia. Anche se fra le destinazioni più gettonate per le gite di questo periodo capeggiava il monte Testaccio. L’usanza delle Ottobrate ha resistito fino ai primi del 1900; oggi si sono perse le consuete tradizioni che contraddistinguevano questo periodo dell’anno a Roma, per cui l’espressione Ottobrata romana si usa, principalmente, per riferirsi al tipico clima mite e alle ultime ore di luce fulgida che questo mese regala prima del gelo invernale.
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