È atterrato domenica a Roma il volo che ha portato in Italia due profughi Afghani che da mesi attendevano di poter andar via dalla loro terra. Il corridoio umanitario è partito dall’iniziativa di un ristorante romano “Gustamundo”, che è da sempre socialmente impegnato.
Edriss e Sayeeda, i due giovani fuggiti dall’Afghanistan, sono il fratello e la sorella di Parwana, una cuoca che dal 2018 lavora proprio presso il locale fondato da Pasquale Campagnone, Gustamundo. Questo ristorante multietnico, dal 2017 ha dato lavoro a più di 60 chef rifugiati e migranti da tutto il mondo: la collaborazione con varie organizzazioni umanitarie ha certamente aiutato. Tra queste vi sono Amnesty International, Comunità di Sant’Egidio, Welcome Refugees, Baobab, Centro Astalli, Joel Nafuma refugee center e numerosi centri di accoglienza di Roma.
Due profughi Afghani arrivati a Roma
Domenica 13 marzo, a Fiumicino, è atterrato l’aereo che trasportava dall’Afghanistan due giovani fuggiti dal loro Paese. Edriss e Sayeeda, 23 e 27 anni, hanno visto ripartire la loro vita grazie al ristorante di Roma “Gustamondo” che promuove progetti di inclusione sociale sostenendo rifugiati e richiedenti asilo. Il motto del locale è infatti “Ogni cena una storia” e sta a significare che i clienti del ristorante hanno l’opportunità di entrare in contatto con cuochi di tutto il mondo, conoscerne la storia, il dolore, i sogni ma anche i piatti.
Campagnone afferma: «Sono tanto felice, questo arrivo è un piccolo miracolo collettivo che ci ha tenuti con il fiato sospeso fino alla fine. Gustamundo però per le istituzioni resta un’impresa commerciale e quindi non riceve l’attenzione che merita. Bisogna cambiare visione. Il mondo dell’inclusione passa attraverso lo studio, il lavoro, la casa e una vita dignitosa, perché si può essere impresa commerciale senza girarsi dall’altra parte.»
A Fiumicino era presente anche Monica Attias, responsabile corridoi umanitari da Grecia e Afghanistan per la Comunità di Sant’Egidio. Ha dichiarato che è necessario mantenere alta l’attenzione non solo sull’Ucraina ma anche sugli altri conflitti poiché i profughi sono tutti uguali.
Anche Parwana, la sorella dei due profughi Afghani, ha lanciato l’ennesimo grido ai media chiedendo di non spegnere le luci sull’Afghanistan: «Ho temuto di non rivederli più, perché la situazione in Afghanistan è terribile».
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