Continua l’iter per la realizzazione del termovalorizzatore sul territorio di Roma: alle resistenze del Movimento 5 Stelle, adesso si aggiungono anche quelle della CGIL e di Legambiente. Nel frattempo, in Senato è stato approvato il provvedimento che garantisce copertura politica nazionale all’impianto di smaltimento.
Termovalorizzatore: la resistenza di CGIL e Legambiente

Continuano ad aumentare i problemi in Campidoglio. Dopo le dimissioni del Presidente del Consiglio Mario Draghi, respinte da Mattarella nella serata di ieri, ed il Movimento 5 Stelle che non prende parte al voto in Senato, arriva l’approvazione del DL Aiuti. Il progetto del termovalorizzatore voluto dal primo cittadino romano, Roberto Gualtieri, sembra essere sul punto di vedere la luce; tuttavia, se in Parlamento il dialogo sull’impianto ha spaccato l’esecutivo, presto si dovranno fronteggiare delle ripercussioni anche a livello locale. Alle resistenze del Movimento 5 Stelle, che fin dal primo momento si sono dimostrati contrari alla realizzazione dell’impianto per lo smaltimento dei rifiuti, si aggiungono quelle del sindacato CGIL e di Legambiente, che considerano il termovalorizzatore una tecnologia ormai obsoleta. Il segretario dei Dem, Andrea Casu, ha commentato la presa di posizione del sindacato, affermando di non riuscire a comprendere perché la CGIL «non colga la necessità di dotare Roma di impianti moderni come avviene in altre città italiane e nelle maggiori capitali europee».
Aggiunge poi, sulle difficoltà riscontrate nel raggiungere percentuali significative nella raccolta differenziata: «Con 600 mila pendolari al giorno, turisti, ospedali, grandi eventi, i flussi di Roma non sono paragonabili a quelli di piccoli Comuni come Tivoli o Fiumicino». Natale di Cola, segretario della CGIL di Roma e del Lazio, replica alle accuse che vedrebbero il sindacato lavorare all’opposizione: «Siamo liberi di dire la nostra su una scelta che consideriamo sbagliata. Sono passati nove mesi dall’insediamento della giunta Gualtieri e non c’è alcun progetto, mentre servirebbero investimenti. Dopo il rogo del Tmb di Malagrotta, avevamo previsto che l’emergenza non sarebbe durata una settimana ma un mese… Quando vedo i lavoratori con le mani nell’immondizia a 40 gradi mi arrabbio… Il no al termovalorizzatore non è ideologico, pensiamo che non faccia bene alla città».
Maria Claudia Merenda
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